Riavvolgo il nastro del tempo e mi ritrovo a febbraio di un anno fa. La primavera è alle porte e, oltre far rivivere la natura con lo sbocciare dei fiori, fa uscire dal letargo invernale i … maratoneti. Io, per la verità, un anno fa non ero proprio in forma. Un doloroso malanno alla schiena mi aveva impedito di iniziare la stagione da subito: ho rinunciato a malincuore alle maratone di gennaio, ma soprattutto ho dovuto rinunciare alla “Maratona delle Terre Verdiane”, che mi aveva sempre visto presente (beh, quasi sempre: 22 presenze su 24 edizioni). L'età, ma soprattutto i dolori, mi avevano consigliato queste dolorose rinunce. Nello stesso tempo mi ero iscritto a ben cinque maratone, da disputare nei successivi due mesi. Il forzato riposo mi aveva fatto bene e, quando tutto sembrava superato, ecco il “malo male” che ha fermato tutto. La “Verdi Marathon”, che si è svolta il 21 febbraio, è stata l'ultima maratona disputata regolarmente. All'inizio si pensava che il forzato riposo si sarebbe limitato a qualche settimana, tuttalpiù a qualche mese. Ad essere sincero, all'inizio non mi era dispiaciuto prolungare il riposo per “mettermi in sesto” con più calma. Beh, sappiamo come è andata. I maratoneti hanno affrontato la questione in modo molto diverso: chi si è inventato percorsi alternativi per stare i movimento; chi ha deciso di “continuare a correre” maratone già disputate negli anni passati, fissando il ricordo su pagine bianche, che forse diventeranno libri, o almeno ricordi da passare a figli e nipoti; chi ha attaccato (momentaneamente) le scarpe al chiodo; chi si è dovuto fermare per problemi fisici più gravi di quelli post maratona. Passata l'estate, si iniziava a sperare in una ripresa: alcuni organizzatori rimettevano in programma gare, altri confermavano gare già in programma. I più felici di tutti erano i maratoneti, che vedevano aprirsi spiragli per la ripresa. Certo, con molti dubbi: riprendere l'attività agonistica per molti sarebbe stato un problema: “l'ansia da risultato” limitava molto la loro ritrovata partecipazione. Altri, soprattutto chi era stato anche solo sfiorato dal “malo male” (magari non personalmente, ma tramite parenti e amici) non si azzardava ancora a frequentare luoghi affollati. Io, non avendo questi problemi, mi sono rallegrato (il più è passato, stiamo tornando alla normalità, era il mio pensiero). Dopo aver partecipato alla prima gara, che sembrava l'inizio delle stagione autunnale (la “Maratona dell'Alzheimer” a Cesenatico), rieccoci di nuovo al punto di partenza. La speranza si è tramutata nuovamente in delusione.
7 febbraio 2020. Egitto, aeroporto del Cairo, ore 4.00: viene arrestato Patrik Zaki. Era ritornato nel suo paese natale per una breve visita alla famiglia. Si perdono le sue tracce per 24 ore. Si verrà a sapere che è stato arrestato. In un primo momento si pensa che si tratti di un equivoco. Non è così: viene accusato di “terrorismo e diffamazione dello stato mediante mass media”. Inizia una mobilitazione in Italia ed in Europa per il suo rilascio. Personalmente sono sicuro che questa mobilitazione abbia favorito il non ripetersi di un caso Giulio Regeni. Da quel 7 febbraio nessun processo, ma solo rinvii. Gli è stata tolta la “libertà”, non dal “malo male”, ma da un “malo governo”, con cui lo Stato Italiano intrattiene regolari rapporti, e dal quale siamo ignorati: il caso Regeni insegna.
7 febbraio 2021. Trovato il motivo per cui correre una maratona, per riflettere e far riflettere correndo: “42 km per Verità Giustizia & Libertà”. A ben vedere (e con le dovute cautele e con profondo rispetto per le macroscopiche differenze), credo che il togliere la “libertà di gareggiare” e la “libertà personale” abbiano dei tratti in comune. L'innocenza del soggetto, sia esso il maratoneta che lo studente, ha subito limitazioni per colpe non commesse. La vista della soluzione: la possibilità di correre, o la scarcerazione più volte prospettata e sempre rinviata, son ben 11 le udienze per la scarcerazione rinviate e non per causa “malo male”.
Oggi la giornata sembra essere in tema con il motivo di riflessione: giornata cupa e con pioggia battente. Alle 7,30, quando sto per recarmi sul campo di gara, un violento temporale mi accompagna. L'idea sarebbe quella di rinunciare, ma la cosa è troppo importante e poi che sarà mai qualche ora sotto l'acqua in confronto a 365 giorni in una angusta cella? Ore 8.00, sono pronto a partire: miracolo, ha smesso di piovere. Il cielo è sempre nuvoloso, ma io mi sono rasserenato. Parto, ma dopo 500 metri riprende a piovere in maniera copiosa. Velocemente la pista ciclabile diventa quasi un ruscello. Piedi bagnati, fin da subito freddo, che penetra e due paia di guanti fradici in poco tempo. Continuo. 26° chilometro, un raggio di sole sul mio percorso. No, non è il sole che è sbucato dalle nuvole, ma è la visita di Tommaso, mio nipote, che è venuto a trovare il nonno, nonostante la pioggia. Corro con lui qualche centinaio di metri. Nuovamente solo, mentre riprendo a correre sotto la pioggia, penso che anche Patrik ha i suoi raggi sole: la vista della mamma e della sorella, che dopo ore di viaggio hanno la possibilità di stare una decina di minuti con lui. Sono sicuro che anche questi pochi attimi di colloquio gli danno la forza di resistere.
Termino il 20° giro. Bagnato fradicio, con le mani e piedi ghiacciati, potrei tranquillamente tornare e casa, ma lo devo a me stesso: se mi fermassi, alla maratona mancherebbero circa 300 metri. Lo devo a Patrik e Giulio: sarei incoerente a chiedere verità, se io non la rispettassi. Giungo ad un compromesso, (beh, vista l'età, credo mi sia concesso). Prima di completare la classica distanza dei 42195 metri, mi cambio con indumenti asciutti e termino la gara in tutta tranquillità. Tempo: 5h 51' 55”!
Verità e Giustizia per Giulio Regeni Libertà per Patrik Zaki |
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