giovedì 20 dicembre 2012

GARB 2012: Antonio, ovvero la vittoria...

Antonio MazzeoSto ancora scrivendo il titolo del post ed ho già il mio primo dubbio: quale nome affiancare alla vittoria di Antonio? Me ne vengono in mente molti. Limito qui la mia scelta solo a tre: la vittoria del coraggio, la vittoria della speranza oppure la vittoria dell'incoscienza. Quale si adatta meglio? Prima di dare una risposta, permettetemi una breve storia di Antonio, storia senz'altro parziale, ma è quella che descrive la nostra conoscenza, conoscenza che forse non posso definire amicizia, ma che molto si avvicina.
La prima volta che incontrai Antonio fu alla competitiva prenatalizia di Verdellino, circa 5 o 6 lustri fa. Alla fine della gara ci rivedemmo e Antonio stava fumando un toscano. Mi sono stupito abbastanza di questo fatto e, considerato che ero arrivato prima di lui, ho subito pensato che Antonio fosse uno di quei podisti della domenica che avrei quasi sempre battuto.
Mai previsione fu più errata. Negli anni a venire le prestazioni di Antonio continuarono a migliorare, fino a diventare di valore assoluto.
Ci si trovava spesso per andare in trasferta, per correre gare del tutto normali, intendo per normali gare fino alla maratona, fino al momento in cui Antonio volle partecipare alla sua prima cento, quella del Passatore, naturalmente. Tutti si aspetteranno di leggere, conoscendo la storia futura del nostro amico, che quella sua prima fu un vero trionfo, una gara che mise subito in evidenza la predisposizione di Antonio alle gara di lunga distanza (allora le gare “lunghe” non si chiamavano ancora “ultra”).
Nulla di più lontano dalla verità. Antonio giunse sì al traguardo, ma in condizioni tali da impedirgli di salire le scale di casa sua da solo. Fu aiutato dalla moglie a raggiungere le due rampe di scale e sapete quale fu la frase che pronunciò appena varcata la soglia di casa, prima di sdraiarsi dolorante sul divano? “Mai più una cento chilometri!

6 Ore di Milano Runners Bergamo
6 ore di Milano - RB prima della partenza
Con il 42 non Sir Marathon, strano
ma Antonio
Conosciamo tutti la storia: come io avevo sbagliato la previsione su Antonio, lui stesso sbagliò la sua riguardo alla sua partecipazione alle “ultra”. Non vale qui la pena di descrivere la carriera di Antonio in questo momento. L'impronta lasciata da Antonio, a cui devo per dovere di cronaca affiancare il suo amico/rivale Lucio Bazzana, ha permesso al mondo delle ultra Bergamasco, sicuramente, ed italiano, probabilmente, di mettere le basi che tutti noi ora conosciamo.
Con Antonio mi accomuna la passione per la corsa; quello che ci divide è il concetto su come affrontarla. Io penso che basti esserci, correre, ma anche parlare con l'occasionale compagno di strada, ammirare i luoghi che si attraversano, anche se ciò comporta impiegare un tempo maggiore. Per lui invece ogni gara deve (...doveva?) essere la gara. Il risultato prima di tutto.
Come si vede due visuali completamente opposte; credo però che la sua visione della corsa gli abbia dato quella forza in più per superare le avversità che si sono abbattute su di lui.
Fin qui ricordi personali, ma veniamo ora al mio dubbio iniziale.
Quest'anno la gara interna ai Runners Bergamo ha visto prevalere per la terza volta il nostro eroe e, particolare abbastanza strano, con un chilometraggio molto simile a quello degli altri anni: nel 2006 fu di 2373 km, nel 2007 di 2404, mentre quest'anno è stato di 2376 km.
Sebbene le distanze percorse siano state praticamente uguali, non lo stesso si può dire delle condizioni con le quali Antonio ha raggiunto questo obiettivo. In piena salute nei primi anni, al termine di una lunga e dolorosa malattia quest'anno.
Per cui, viste queste premesse, affiancare alla vittoria di Antonio l'aggettivo “coraggiosa” potrebbe apparire più che corretto. È il coraggio che ti fa “prendere il via” dopo mesi di lontananza dalle gare, che ti fa affrontare la pioggia ed il sole per portare a termine la gara.
Coraggio che ti fa iniziare con una maratona (si fa per dire) e proseguire fino a portare a termine una “Nove Colli”.
Qualche tempo fa, dopo qualche mese dal rientro di Antonio, in una maratona dove mi ero classificato alle sue spalle, qualcuno, forse sperando di infastidirmi, fece un'infelice battuta, mi disse: “Non ti vergogni di essere arrivato dopo uno “mezzo morto?””.
In effetti mi sono molto vergognato. No, no, non per il piazzamento, ma per la frase: non ero io che venivo preso in giro, ma si offendeva in modo pesante la persona a cui si faceva riferimento.
Nei mesi in cui Antonio è stato lontano dal “mondo corsa”, mi ha confidato che passava le giornate chiuso in casa e molte volte era tale lo sconforto che le trascorreva piangendo.
La “speranza” di poter nuovamente correre, poter essere presente circondato da amici, essere sulla linea di partenza, lo ha accompagnato in quei giorni, speranza che si è concretizzata e che non solo gli ha permesso di partecipare, ma anche di vincere. Questa vittoria, secondo lui, è un valore secondario. La vera vittoria è esserci.
Veniamo ora al terzo aggettivo, quello che molti aggiungerebbero: incoscienza. Sì perché per molti è per lo meno avventato quello che Antonio ha fatto quest'anno. Ma siamo sicuri che sia proprio così? In effetti anch'io la pensavo così, ma dopo aver parlato con lui al temine della maratona di Reggio Emilia, ho avuto qualche ripensamento.
La frase che più mi ha fatto riflettere è la seguente: “Correre, partecipare, arrivare, certo stanco, questo mi fa sentire vivo!” e poi ha subito aggiunto: “La decisione è, e deve essere, solo mia!”. È la sua, per noi, incoscienza che gli permette di essere sereno, stanco ma sereno!
Per concludere e per dare completezza al titolo, credo che tutte e tre le definizioni possano completare in modo esaustivo il titolo: “GARB 2013 ad Antonio, ovvero la vittoria del grande coraggio, della ritrovata speranza e di un po' di sana incoscienza!”.

Come avete notato, finora ho parlato solo del vincitore del GARB di quest'anno. Solo due parole di conforto al secondo classificato.
Fonti bene informate mi hanno comunicato che il secondo ha riferito che non era sua intenzione “correre” per il primo posto; a me è subito venuta in mente la favola di Esopo “La volpe e l'uva”... “Non te la prendere, Giacomino, prima o poi verrà il tuo turno!”.

Foto Fausto Dellapiana & sito Runners Bergamo

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