Il nostro giorno è
giunto! No, non ancora quello del giudizio finale, per quello spero
passi ancora molto tempo. Il giorno a cui faccio riferimento è
quello della vaccinazione “anti malo male”. Credo sia doveroso un
piccolo accenno sulla mia esperienza relativa alle operazioni
vaccinali. Se devo essere sincero, nutrivo molte perplessità, non
tanto sul dovere (sì, io ritengo che sia un dovere ed anche un
privilegio vaccinarsi), quanto sulle modalità della sua esecuzione.
Avevo ancora negli occhi le file (disordinate, senza nessun
distanziamento) delle persone in attesa della inoculazione della dose
di vaccino, viste alla televisione, situazione resa ancora più
precaria dalla pioggia e dalla fragilità dei pazienti (allora si
trattava di ultraottantenni). Ricordo il disagio degli abitanti del
mio Comune costretti prima a combattere per ottenere l'appuntamento,
poi a sobbarcarsi decine di chilometri per ricevere la dose.
Beh,
devo dire che nulla di tutto questo si è verificato, nel mio caso.
Appuntamento preso senza particolari difficoltà (se devo essere
sincero, le operazioni “burocratiche e telematiche” le ha
eseguite mia figlia Lisa!). Perfetta la gestione degli accessi alla
struttura vaccinale. Nessuna “Primula”, ma la struttura del
Centro Sportivo Universitario. Parcheggi ben segnalati e sufficienti;
personale volontario (Croce Rossa ed Alpini) gentile ed attento;
medici ed infermieri pronti a rispondere ad eventuali domande o
dubbi. A questo aggiungiamo che anche un accesso più massiccio
sarebbe stato supportato senza problemi: sedie (distanziate ed in
gran numero), in spazi all'aperto, ma al coperto, prima
dell'accettazione ed in spazi chiusi dopo l'accettazione. Posso
quindi affermare che tutto è stato organizzato nel migliore dei
modi.Una piccola nota di
cronaca, tanto per rimanere in tema … “corse”. Lo spazio dove
sono state posizionate le postazioni vaccinali è lo stesso dove gli
altri anni si svolgevano le operazioni relative alla “Mezza Maratona sul
Brembo”: custodia borse, consegna pettorali prima della gara,
premiazioni poi. Per una singolare coincidenza, sapete che numero
aveva il box per la “mia” vaccinazione? Beh, sono sicuro che
avete indovinato: il 42, il “mio” numero!
Tutto questo avveniva
il venerdì. Domenica in programma la solita corsa, in solitaria, nel
solito posto: la pista ciclabile del Parco Callioni. Fin qui le
certezze; il dubbio era relativo alla distanza.
A risolvere il mio
dubbio ci ha pensato il mio “personal trainer” (eh, sì, pure io
ho l'allenatore personale!). È giovane, ma di sicuro ha un avvenire
nel campo. La distanza l'avrebbe decisa sul momento, osservando
attentamente la corsa “dal vivo”. Eccolo quindi percorrere al mio
fianco un paio di chilometri in bicicletta, proprio come faceva Carlo
Vittori seguendo Pietro Mennea (non voglio mancare di rispetto a
nessuno e non intendo certo paragonarmi a Pietro, ma perché
precludere, fin da ora, al mio allenatore un futuro in campo
atletico? Certo, se lui lo vorrà), per poi trarre le conclusioni.
Durante il giro di “osservazione” non sono certo mancati i suoi
suggerimenti ed incitamenti: “Dai, nonno, corri” … “Vado
bene così?” ...”Facciamo una gara fino alla curva”.
Terminato il giro, ecco le sue conclusioni: “Allora, nonno, devi
correre sempre, allungare un po' il passo e soprattutto … comprami
un pacchetto di patatine!”.
Faccio un giro in
solitaria e, quanto transito nuovamente nella postazione del mio
allenatore, sento le sue parole: “Per oggi, nonno, basta mezza
maratona, riposati!”, mentre raggiunge i genitori mangiando
patatine.
Mentre si allontana, mi
chiedo se anche la prima ricompensa come allenatore di Carlo
(Vittori) sia stata un pacchetto di patatine.
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