mercoledì 16 giugno 2021

Piano piano verso la normalità

Domenica di tutto riposo. Dopo due maratone consecutive ho deciso di dare un attimo di respiro alla mia schiena. Beh, riposo relativo; programmata una mezza maratona, il minimo sindacale, come di consueto sull'anello del parco Callioni. Siamo ormai alla fine della primavera: le giornate si allungano e si … scaldano. Partenza della gara alle sette, per poter sfruttare la temperatura ancora mite, visto l'orario. Sette più o meno, uno dei vantaggi di essere “organizzatore” oltre che atleta mi consente di essere molto flessibile con l'orario di partenza, per cui si parte appena possibile, senza fretta e senza stress. Oggi la gara è una gara con organizzazione “light”: nessun pettorale da indossare e nessuna medaglia al termine della gara. Anche il nome è deciso nel momento di scrittura del post, per cui non cercate in internet la classifica. Ho deciso di denominare la gara “Mezza di fine primavera”, nome certo non originale, ma che rispecchia il periodo. Nessuna ricorrenza da … ricordare e quindi posso correre con la mente libera. Primi cinque giri, circa 10 chilometri, corsi in assoluta scioltezza, cosa di cui la mia schiena mi ringrazia.
La temperatura, all'inizio gradevole, si fa pian piano calda, cosa normale vista la
stagione. Approfitto della sosta ristoro per cambiare la maglietta e per la prima volta quest'anno indosso la canottiera. Sono a metà come distanza e sono a metà come tempo. Bene. Riparto correndo sempre senza stress e giunto quasi alla fine del sesto giro sento una voce: “Ciao, Fausto, cosa ci fai qui?”. È Alessandro, in compagnia di Rosario e Umberto, che si sta immettendo sulla pista. Sono reduci da una piccola disavventura. Infatti, avendo saputo dell'apertura di una passerella pedonale che attraversa il fiume Brembo, in località Ponte san Pietro, hanno deciso di far passare la loro camminata domenicale in quel tratto, ma … hanno effettivamente trovato la passerella, quello che mancava era il sentiero per raggiungerla. Hanno dovuto attraversare un tratto con erba alta, rovi ed altri impedimenti, che non sarebbe nulla di eclatante e direi quasi normale per noi podisti che spesso prendiamo sentieri sconosciuti, se non fosse che Rosario è cieco! Meno male che Alessandro e Umberto sono le “sue” guide da anni ed anche in questo caso hanno saputo condurlo sulla “retta via”. Propongo loro di fare un giro in compagnia, cosa che loro accettano molto volentieri. È per me l'occasione di poter scambiare qualche parola con i compagni e, penso io, pure di tirare il fiato. In effetti chiacchieriamo amichevolmente, ma non mi riposo di certo. Sì, stiamo camminando, ma per tenere il loro passo io devo corricchiare. Per fortuna, dopo il primo giro, Rosario e Umberto incontrano dei loro amici ed io mi riposo camminando con Alessandro, che ha un passo simile al mio. Lui è stato per molti anni la guida ufficiale di Rosario. Essere la guida di una persona che non ci vede è molto impegnativo e ci deve essere perfetta sintonia tra la guida e il suo assistito. A complicare di più la sua missione c'è il fatto che Rosario è un atleta di spessore e che vince quasi tutte le gare a cui partecipa. Di questo fatto credo sia più contento Alessandro. Quando racconta il risultato di certe gare vittoriose, il suo volto si illumina, mentre si intristisce per alcuni episodi che, secondo lui, non hanno gratificato Rosario. Ora, per motivi di salute, ha dovuto rinunciare al suo ruolo di guida, ruolo che, come già avveniva, è stato preso da Umberto. Io credo che alla base di tutto ci sia prima del lato atletico un rapporto di sincera amicizia, che li lega tra loro. Ma torniamo alla … gara. La permanenza degli amici si protrae per circa 4 giri ed il vantaggio di circa un chilometro che avevamo accumulato viene piano piano, anzi no, viene velocemente recuperato e quindi siamo un gruppo di quattro! È in questo frangente che le mie convinzioni rispetto alla loro amicizia sono confermate. Quello che mi rimane più impresso è il sorriso che è sempre presente in Rosario. Ci accomiatiamo quando mi manca un solo giro. Prima di lasciarci, ecco il “clic” di un selfie. 


La foto ritrae Alessandro ancora in “ombra” dietro il suo amico. “Eh, no, Alessandro, anche tu ti meriti un primo piano!”. “Clic”.

Beh, la foto non sarà un gran che, ma anche i due soggetti non aiutano!. Termino la mia gara ed un pensiero mi accompagna nell'ultimo tratto: oggi ho corso per alcuni chilometri in compagnia; vuoi vedere che ormai siamo sulla strada del ritorno alla normalità?

Un'ultima annotazione: anche se organizzata light, la gara prevedeva comunque un servizio cronometraggio.

Tempo finale 2h 59' 52”!

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