giovedì 24 giugno 2021

Maratona per un maratoneta

Che scoperte!” direte voi.

Credo che il titolo meriti una spiegazione.

Una breve premessa. Forse non tutti sanno che l'Italia combatté nella seconda guerra mondiale contro la Francia. Fu guerra breve e senza alcun senso, a meno che non vogliamo dare un senso alla sciagurata frase pronunciata dall'allora capo del governo (lettere minuscole volutamente … volute), a fine maggio del 40: “Ho bisogno di qualche migliaio di morti per sedermi da vincitore al tavolo della pace …”. Il 10 giugno l'Italia entra in guerra. Per inquadrare meglio la situazione, giova ricordare queste altre date: il 4 giugno era terminata la battaglia di Dunkerque, dove l'esercito inglese sconfitto dai tedeschi riuscì ad evacuare circa 400.000 soldati, lasciando però sul campo tutto l'armamento ed i mezzi. Il 14 giugno le truppe tedesche entrarono a Parigi. In pratica l'Italia attaccò una nazione già sconfitta.

 Roosvelt definì l'attacco italiano alla Franciauna pugnalata alle spalle …”. La guerra, beh, meglio definirla una battaglia (infatti è più nota come “Battaglia delle Alpi Occidentali”) con la Francia, fu di breve durata, terminerà il 25 giugno. Il capo del governo non ebbe le migliaia di morti che si augurava,ma le perdite italiane furono ingenti, soprattutto se confrontate con quelle francesi. Secondo i dati ufficiali più accreditati, le perdite italiane furono: 631 morti (59 ufficiali e 572 soldati), 616 dispersi e 2.631 tra feriti e congelati, mentre le perdite francesi furono: 20 morti, 84 feriti, 140 dispersi. Nulle o quasi furono le concessioni date al “vincitore” (?), per cui a nulla servirono le centinaia di morti. Lascio al lettore la curiosità di approfondire le conoscenze su quest'aspetto della seconda guerra mondiale. Cito solo un fatto: le truppe italiane ebbero nel mese di giugno e sulle Alpi, “montagne amiche”, centinaia di congelati. Pensate alla spedizione dell'Armir in Russia!
Fin qui la Storia con la “S” maiuscola, quella che coinvolge tutta una nazione.

Maratona per un maratoneta” … il ricordo.

Ma ci sono anche storie, con la “s” minuscola, che coinvolgono singoli individui, singole famiglie. Storie spesso dimenticate, ma voglio ricordare che sono le migliaia di piccole storie che fanno la “Storia”. Questa è una piccola storia, che mi coinvolge personalmente. Esattamente 71 anni fa, il 24 giugno, all'incirca all'ora di pubblicazione di questo post (12,42), cadeva, sul lago Blance, presso Bardonecchia, un fante della III compagnia del 92° reggimento. Il suo nome è Luigi De Michelis. Era il fratello di mia mamma e quindi mio zio. Evabbè, grande storia, piccole storie, ma, come direbbe Di Pietro: “Che c'azzecca tutto ciò con un blog che parla di corsa, di maratone, al limite di pellegrinaggi?”. Mio zio condivideva con me la passione della corsa, o meglio, sono io che ho ereditato la sua passione. Ho ereditato la passione, ma non certo la sua classe! Mia mamma mi parlava spesso dello “zio Luigi”, del suo amore per la corsa, ma non era mai scesa nei dettagli. Solo il mese scorso ho recuperato tra vari ricordi un articolo della Gazzetta del Popolo del 9 novembre 1961, con il titolo “Oggi torna a Calosso la salma di un eroico atleta astigiano”.

Articolo "Gazzetta del Popolo" - Giovedì 9 novembre 1961
Nell'articolo venivano citate molte gare a cui ha partecipato e quelle in cui è risultato vincitore. Il suo nome è spesso legato a Umberto De Florentis e a Giuseppe Lippi, che ha partecipato alle Olimpiadi del 1932 e 1936. Questo fatto rende plausibile la chiusa dell'articolo: “Il Comune di Calosso renderà oggi l'estremo saluto alle spoglie mortali del più illustre podista astigiano


Nell'articolo sono citate molte gare. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che l'anno d'oro di Luigi fu il 1939, quando ai campionati Italiani di atletica, che si sono svolti a Torino, si classificò secondo nei 10.000, mentre solo un paio di settimane dopo, a Carpi, vinse la medaglia di bronzo in maratona. 

“Vinse” pure una medaglia d'argento, purtroppo questa “alla memoria”; infatti il suo ultimo atto fu quello di soccorrere un compagno ferito e, durante questa azione, terminò la sua ultima maratona con un gesto di aiuto. Sono sicuro che questa azione fu frutto della sua lealtà verso chi si trova in difficoltà, gesto che spesso capita di vedere in chi è abituato a fare fatica anche nelle imprese sportive. Questa è la piccola storia di mio Zio, a cui è stata intitolata la scuola elementare di Calosso, un edificio di pace, dove suo fratello Gualtiero insegnò per molti anni!

Dettaglio Gazzetta Ufficiale del 24 dicembre 1940 - pag. 3

Maratona per un maratoneta” … la “gara”. Beh, ormai sapete tutto sulle mie maratone, corse, come spesso accade, sul circuito della Roncola. Eccomi in pista. Oggi ha un motivo in più per onorare la maratona, infatti sarà la corsa per (con) lo zio. Nome della gara “Era mio Zio”; forse non troppo originale, ma che rende a pieno lo spirito con cui correrò (?).

In questo periodo le giornate sono afose e quindi partenza della maratona alle sei... più o meno, per sfruttare la temperatura più fresca. Il cielo è coperto, ma l'afa è opprimente, tanto che già dal primo giro la maglietta è madida di sudore. Visto l'orario, fin da subito corro in solitaria, ma piano piano la pista si anima dei soliti noti: bambini con i genitori, nonni con nipotini, signore che camminano, signore che chiacchierano; i più furbi sono comodamente seduti sulle panchine all'ombra, dove leggono tranquillamente il giornale. 

Come promesso, la settimana scorsa, si materializza il trio: Sandro, Rosario & Umberto. Prima di vederli, sento già la risata di Rosario. Mi terranno piacevole compagnia per tre giri. Giro dopo giro il traguardo si avvicina.
Per la verità, il traguardo è sempre al solito posto, sono io che mi avvicino al traguardo! Il passo è sempre regolare e non avrò nessuna difficoltà a terminare con il tempo che mi ero prefissato alla partenza. Mancano due giri al termine della mia maratona. Ecco arriva Rossana, con la quale percorro camminando i giri che mancano. Km 42,195, la maratona è finita. Per una volta abbandono la mia “fissa” di avere un tempo palindromo. Tempo finale 5h 58' 14”, esattamente il doppio del tempo impiegato da mio zio Luigi nel 1939 nella maratona valida per l'assegnazione del titolo italiano: 2h 59' 07”, maratona corsa anche quel giorno con una temperatura ed un'afa elevate!


PS1 - La base dl pettorale è lo stemma della società sportiva "Venchi Unica", gloriosa società di Torino, molto attiva sulla fine degli anni trenta.

PS2 - Nell'articolo pubblicato sulla Gazzetta del Popolo vengono indicate diverse gara a cui Luigi ha partecipato con buoni piazzamenti:

  • Giro di San Remo - Primavera 1938 - Primo classificato - distanza non indicata
  • Maratonina di Monza - anno 1939
  • Giro di Berlino - maggio 1939 - Terzo classificato - distanza non indicata
  • Campionato Italiano 1938 - specialità non specificata - Primo classificato
Se qualcuno ha notizie di queste gare sarebbe gradito riceverle. Un grazie in anticipo

Nessun commento:

Posta un commento