domenica 25 agosto 2013

Terra Santa: tutto iniziò qui!

Ecco, sento già le critiche di chi, dopo aver letto il titolo del post, pensa che io voglia raccontare di un Uomo che con la sua vita ha cambiato la Storia. Nulla di tutto questo: voglio solo raccontare di come un uomo (io), dopo il primo pellegrinaggio in Terra Santa, pellegrinaggio fatto quasi “obbligato”, abbia scoperto (o almeno sta tentando di scoprire) il vero spirito pellegrino.  
Una premessa. Come ho detto nelle righe precedenti, nel 2007 la mia venuta in Terra Santa era stata quasi un obbligo per accompagnare Rossana nel pellegrinaggio che la Parrocchia aveva organizzato, un doveroso “favore” per ricambiare Rossana che mi ha sempre accompagnato nelle trasferte in occasione delle varie maratone.
A questa prima esperienza ne è seguita un’altra l’anno successivo, con le stessa modalità: tutto organizzato, dal viaggio ai pernottamenti in alberghi più che confortevoli, ai pasti più che abbondanti, insomma pellegrini a quattro stelle. Nonostante tutto ciò alcuni si lamentavano: il caffè non è quello italiano, ho solo un asciugamano in bagno, la pasta non è cotta bene e via dicendo.
Gerusalemme anno 2007
Affermazioni che mi hanno lasciato un po’ stupito: se il motivo del pellegrinaggio è un motivo di fede, hanno senso queste affermazioni?
Al ritorno da questi pellegrinaggi mi sono posto la domanda: “È possibile essere pellegrini oggi con lo spirito, ma soprattutto con le condizioni di un pellegrino di una volta?”.
Ho iniziato, se non uno studio, almeno una ricerca sui pellegrini di una volta e ho scoperto che anche al giorno d’ oggi si può essere pellegrini con uno spirito più “pellegrino”: accontentarsi del minimo e proseguire giorno per giorno senza sapere cosa ci riserverà il giorno successivo.
Certo le “attrezzature” sono quelle di oggi: materiali tecnologici, leggeri e poco ingombranti, strade più sicure (beh, certo non si incontrano più lupi e briganti, ma il traffico è, in certi tratti, una “brutta bestia”).   
La piccola ricerca, fatta soprattutto leggendo diari di pellegrini verso Compostela, ha subito evidenziato che la cosa era fattibile, per cui la decisione di provare a diventare pellegrini... a piedi!
In altro post ho già detto i dubbi e le paure che prima di partire aleggiavano nelle nostre menti (eh, sì! In questi pellegrinaggi Rossana è sempre stata al mio fianco... beh, diciamo che era sempre vicina, in quanto in certi tratti il sentiero era veramente molto stretto!).
Per farla breve: nel 2011 siamo arrivati, dopo avere percorso il Cammino Francese partendo da St Jean PP, a Santiago di Compostela, mentre a Roma siamo arrivati alla fine della Via Francigena iniziata al Monginevro; nel 2012 abbiamo iniziato a Canterbury il percorso di Sigerico, percorso che ci ha visti per la seconda volta sulla tomba di Pietro.
I pellegrinaggi moderni, quelli che hanno il tutto compreso, e che si caratterizzano non tanto per “l’andare verso”, ma nello “stare dentro”, nel senso che offrono la possibilità, soprattutto quello in Terra Santa, di farci “ri”vivere luoghi, sensazioni e darci motivi di riflessione continui, soprattutto se si ha avuto una guida come la nostra, Padre Lucio, che ha inquadrato luoghi, personaggi e avvenimenti seguendo un solo libro: il Vangelo!
Al termine di questo post, vorrei fare mia l’affermazione che don Francesco ha fatto alla conclusione del pellegrinaggio, e che sintetizzo: “... da Betlemme al Calvario abbiamo visto solo luoghi vuoti, il nulla... siamo Noi che dobbiamo riempirli!”.
È proprio così. Quello che però mi ha molto rattristato è stato vedere questi luoghi, trattati da qualcuno come un negozio qualsiasi: gli spintoni per passare avanti ed il continuo vociare dei pellegrini, ma soprattutto la gestione da parte degli addetti... qui è meglio che mi fermi nel dare giudizi.
Anche sul cammino c’è il nulla... solo il sentiero, ma quasi sempre c’è silenzio, un silenzio che invita alla meditazione, un silenzio che alla fine ... “pesa”, nel senso che fa sì che lo spirito alla fine sia pieno!


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