Eccomi ancora una volta alla partenza della “Padova Marathon” (ex Maratona del Santo, ex Maratona di Padova). La Padova Marathon, secondo gli organizzatori, 26 anni fa, avrebbe dovuto essere un'edizione “speciale” della Maratona di Vedelago, per celebrare il Giubileo dell'anno 2000. Beh, come avete modo di constatare, non è proprio andata cosi. È pur vero che anche quest'anno è un anno giubilare, e quindi sarebbe plausibile una seconda edizione “speciale”, ma, visto il successo sia di pubblico sia di presenze di atleti, l'organizzazione ha deciso di mantenere questa soluzione: in pratica ha trasformato quella che era un gara nazionale in un'ottima gara internazionale.
Se non ricordo male, nei primi anni Assindustria Padova avrebbe inviato a migliaia di atleti lettere per pubblicizzare l'evento.
Avendo partecipato a tutte le edizioni, mi risulta difficile trovare un argomento per la scrittura del mio consueto post … post maratona, ma, come ho già più volte ribadito, il blog è sì un resoconto pubblico della manifestazione, ma soprattutto è una pagina del mio personale diario. A dare l'argomento per la scrittura del post è stata l'organizzazione stessa. Sia sa che una perfetta organizzazione prevede anche le più strane richieste. A differenza delle precedenti 24 edizioni, dove era possibile ritirare il pettorale il giorno della gara, da quest'anno questa possibilità è stata esclusa, per cui era possibile il ritiro solo nei giorni precedenti. Il fatto ha colto di sorpresa molti partecipanti, che si sono trovati nell'esigenza di dover giungere a Padova con uno o due giorni di anticipo, oppure di compiere un viaggio supplementare. Per la verità, il fatto di non consegnare il pettorale nel giorno di gara era ben specificato nel regolamento, per cui nessuna critica può essere fatta all'organizzazione. Si sa che generalmente leggere i regolamenti è una cosa che pochi atleti fanno. Ho sentito in corsa molte lamentele su questo fatto, che sarebbe facilmente risolvibile, se il problema fosse, come è stato confermato da alcuni addetti, la difficoltà di consegnare il pettorale prima della partenza, visto il numero sempre maggiore di presenze.Basterebbe spedire il pettorale al domicilio dell'atleta, cosa che per altro la maratona di Padova, unica in Italia, faceva già nei primi anni. Beh, non sono solo gli atleti che non leggono i regolamenti, ma anche chi dovrebbe vigilare sulla corretta applicazione delle regole FIDAL. Ho già scritto di questo in post precedenti, per cui qui un solo accenno. Le regole FIDAL prevedono, in caso di necessità, la presenza di spugnaggi, per la precisione 7 in una gara di maratona.
Qui assistiamo a due gravi errori. Il primo sarebbe nella validazione della gara, infatti indica solo due punti di spugnaggio; il secondo è nella verifica sul percorso … infatti di questi non vi era nessuna traccia. Beh, ora basta con le lamentele, ma, come dice Rossana, solo se si ama qualcosa o qualcuno è giusto segnalare le mancanze, non per ripicca, ma dando la possibilità, se possibile, di porvi rimedio. L'esigenza di essere a Padova prima della gara ci ha dato la possibilità di visitare con calma la città. L'organizzazione ha favorito la visite di alcuni monumenti e musei, inserendo nel pacco gara dei biglietti di ingresso gratuiti, cosa particolarmente gradita non tanto e non solo per un piccolo risparmio, ma anche per l'attenzione verso gli atleti. Biglietti che sono pure stati forniti agli accompagnatori. Partenza, come da qualche anno, presso lo stadio Euganeo, che offre un'ampia possibilità di parcheggio. Gradita come sempre la presenza degli Alpini, che, oltre a regolare il traffico, offrono un piccolo ristoro. Il percorso è ormai quello collaudato da qualche anno e come sempre con pubblico presente nella prima parte e solo qualche solitario tifoso nella parte finale. Strade chiuse al traffico ed incroci presidiati, oltre alla pazienza e gentilezza dei pochi automobilisti che, invece di imprecare come spesso accade in altre occasioni, hanno incitato gli atleti ed hanno reso la corsa sicura. Chi invece ha poco rispetto sono alcuni atleti che, dopo aver usufruito dei vari integratori, gettano lungo il percorso i blister vuoti. Questo è un segno non solo di inciviltà, ma una mancanza di rispetto per chi poi dovrà ripulire dai rifiuti. Qualcuno ha pure gettato (o forse perso) degli integratori interi, che erano presenti agli ultimi ristori. Qui devo dire che si è verificato l'incidente che mi ha fatto perdere la gara: ne ho calpestato uno ed è come se avessi calpestato una buccia di banana; stavo per scivolare, come si è visto nelle vecchie comiche di Stanlio e Ollio. Questo per fortuna non è accaduto e forse questo non è il motivo della mia mancata vincita! Finalmente arrivo nel centro della città di Padova e qui, come tutti gli anni, il mio piccolo dramma: si corre sui sampietrini e la mia schiena non ne è contenta, ma ormai siamo alla fine. Ultima curva, rettilineo finale, come da qualche anno, ecco comparire Rossana, ecco il traguardo! 5h 31' 56”. Venticinque! Alla prossima.Un'ultima annotazione. Per la prima volta il ristoro finale è un po' misero per gli ultimi arrivati, solo acqua ed una banana. Ma anche qui sembra che l'organizzazione abbia trovato un rimedio: i camion con le sacche degli indumenti non sono posti, come gli altri anni, subito dopo il traguardo, ma sono distanti circa 400 metri, proprio accanto ad un piccolo, ma fornito supermercato. Ecco quindi l'opportunità offerta di un breve scarico e di un reintegro del ristoro finale mancante, o per meglio dire, poco fornito. Anche qui posso offrire indicazioni per una soluzione, che in molte maratone applicano: fornire un sacchetto con ristoro individuale.
Il mio obiettivo, che forse non riuscirò a raggiungere: correre la prossima Maratona di Padova del prossimo Giubileo … ma mai mettere limiti alla provvidenza!
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