martedì 2 settembre 2025

In vetta!

Eccomi in vetta al “mio” monte Everest!

No, nessuna impresa epica, solo una mia personale (piccola) soddisfazione: aver compiuto il mio “eversting” cioè fare ascensione di 8848 metri, impresa che sono certo che pure tutti i lettori del blog, seppur con tempi e modi diversi, sono in grado di compiere. Certo, chi pratica trail raggiungerà la vetta in pochi giorni di corsa, magari impegnandosi o avendo questo come scopo, solo in poche ore. Ma sono certo che anche chi abita in paesi di collina, se avesse la voglia e la pazienza di prendere nota del dislivello affrontato ogni giorno, conquisterebbe la sua vetta. In questo caso il pensiero corre al paese natale di mia mamma, Calosso, un piccolo borgo dell’astigiano, dove per raggiungere la chiesa posta sul “cucuzzolo della collina” si deve affrontare una ripida salita, salita che credo sia affrontata giornalmente da alcune pie vecchiette. Personalmente ho impiegato 48 giorni per la mia scalata. 

Leggendo le cronache delle varie spedizioni (“turistiche”) organizzate da tour operator per conquistare la vetta del monte Everest, è il giusto tempo che serve per portare a termine questa impresa, naturalmente condizioni atmosferiche permettendo. Il difficile, per me, è stato trovare le salite da affrontare … rimanendo a Bergamo. Per mia fortuna, Bergamo ha pure la parte Alta e le … scalette. Pur odiando la salita, mi sono imposto di fare in salita 5.000 gradini e, per raggiungere questo obiettivo, è necessario affrontare più volte alcune scalette. Il difficile è stato studiare un percorso che mi consentisse di raggiungere questo obiettivo nel migliore e più agevole dei modi, cercando di mettere “in fila” la varie salite.

Nella mappa allegata, naturalmente non in scala, potete vedere il tracciato del percorso che ho affrontato. 

Per alcuni la mappa può assomigliare a quella che i pirati disegnavano per rintracciare, in seguito, il loro tesoro. Beh, come loro alla fine pure io ho trovato il mio: la vetta del monte Everest! 



Ecco i dati finali della corsa, tenendo presente che il tempo totale comprende tutte le soste (acquisto biglietti, foto, rifornimenti alle fontanelle, scrittura appunti e pure una pausa ristoro con gelato!). Tempo totale: 5h 55’ 58” – distanza percorsa: 22,01 km – ascesa totale 1.525 metri – discesa totale 1.562 metri.

Io ho affrontato questa sfida, come ho già scritto, seguendo i consiglio che il gran Cancelliere di Milano Antonio Ferrer diede al suo cocchiere “Adelante, Pedro, con juicio, si puedes”, ma ci sono persone che affrontano la montagna quella vera con superficialità senza l’attrezzatura più banale come le scarpe adatte e senza la minima preparazione mettendo a rischio non solo la propria vita ma anche quella dei soccorritori. Qui voglio ricordare il sacrificio dell’alpinista Luca Senigallia, morto morto a 6.900 metri di quota, travolto dal gelo e dalla fatica, mentre tentava di salvare una collega, l’alpinista russa Natalia Nagovitsyna, rimasta bloccata in quota. Il governo del Kirghizistan ha negato le autorizzazioni per il recupero dei corpi di due alpinisti, per cui Pik Pobeda sarà la loro bianca tomba.

Che la neve ti sia leggera Luca.


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