In molte maratone, ora
anche qui da noi, capita di vedere coppie di atleti che corrono con
palloncini attaccati alla divisa di gara, sui palloncini, ben
visibile il tempo che si vuole far segnare all'arrivo. Questi atleti
sono chiamati “pacermaker” o più semplicemente “pacer”. Il
loro compito è tenere un'andatura costante relativamente al tempo
indicato sui palloncini: sono in pratica dei metronomi che
scandiscono il tempo durante la corsa. A loro nella maggior parte dei
casi si affidano atleti alle prime esperienze in maratona, sicuri di
essere aiutati al raggiungimento dell'obiettivo finale. L'atleta che
si incarica di questo compito si assume la responsabilità non solo
della sua condotta di gara, ma di tutti quelli che si affidano alla
sue esperienza per evitare errori: correre troppo veloci all'inizio,
saltare ristori e spugnaggi, etc.
È un compito difficile
e fatto in modo del tutto gratuito, ben che vada, ottengono solo
l'iscrizione gratuita alla gara. Conosco moltissimi di questi e molte
volte faccio dei tratti con loro, sempre pronti a motivare gli atleti
ad aiutare chi entra in difficoltà, a consigliare atleti indecisi.
Può capitare però che anche loro possano andare in difficoltà, chi
corre la maratona sa che la crisi si presenta anche agli atleti più
allenati. Nessun dramma, ma in questo caso il “pacer” deve saper
rinunciare al suo ruolo e togliersi “il segno” di tale funzione:
il palloncino! Il perché è molto semplice: non si deve trarre in
inganno l'atleta che si è affidato alle sue cure, so che è una
banalità ma in molti non lo fanno. “Adesso rallento, ma poi nei
chilometri finali recupero...”, “Tengo il palloncino,
tanto nessuno mi segue...”, “Se arrivo senza palloncino
che figura ci faccio ...”, queste sono alcune delle motivazioni
che mi hanno dato alcuni di questi, quando ormai non stavano facendo
più quello per cui erano stati ingaggiati. Personalmente credo che
sia un comportamento scorretto. Certo non tutti fanno così. Chi
appena entra in crisi, saluta la compagnia e si libera del peso ormai
eccessivo liberando il palloncino che vola in alto nel cielo. Chi lo
scoppia dicendo “Almeno non solo il solo scoppiato...”,
chi come Fabio lo regala ad un bambino che osserva gli atleti
passare. Riepilogando: atleta saltato? Palloncino: liberato,
scoppiato, regalato... non di certo legato. Come avete capito il core di questo post sono i pacer, il tutto in relazione ad un fatto personale che mi è capitato ieri alla “Parma Marathon”, gara che si è disputata a Parma. Negli anni passati ho corso diverse volte la maratona di Parma, ma questa è per me un'edizione del tutto nuova, la gara è giunta alla terza edizione. Giro unico: la prima parte in centro città percorrendo in senso inverso alcuni tratti del percorso vecchio, dal 10° chilometro si è andati fuori città. Subito comprensibili i vantaggi di questa soluzione, centro città sgombre e disagi limitati al minino per i parmensi. Partenza ed arrivo nel parco pubblico della Cittadella dove si sono concentrati tutti i servizi e la giornata di splendido sole autunnale ha reso piacevole non solo la maratona, ma anche il relax post maratona. Più che sufficienti tutti i servizi dove erano in prima linea moltissimi ragazzi e ragazze, mentre lungo il percorso nei punti più pericolosi (incroci o attraversamenti di strade) erano presenti numerosi extracomunitari che incitavano tutti con un sorriso; uhhmmm magari solo quelli come me nelle ultime posizioni, il che voleva dire che il loro impegno stava per terminare.Dicevo dei pacer. Nella prima parte della gara ho corso assieme a quelli delle 4h 30', anche qui come all'ultima maratona, l'obiettivo era quello di stare in loro compagnia fino alla mezza. Obiettivo fallito, dopo il terzo ristoro piano piano si solo allontanati, ma ieri ero in compagnia di Ferdinando, non so se voleva effettivamente stare con me oppure era solo in debito di ossigeno. Al 25° chilometro i palloncini ci precedevano di circa 500 metri, ma piano piano la distanza diminuiva. Distanza annullata al 35° chilometro. A questo punto mi ero pure illuso di terminare la gara in meno di 4h 30', ma … dopo un paio di chilometri ho iniziato a rallentare, il passo non era più quello che mi aveva permesso di superarli, a tratti ho pure camminato. Mi aspettavo di essere raggiunto, invece … nulla! Ma come era possibile? Semplice puri i palloncini erano entrati in una piccola crisi come la mia, eppure continuavano ad essere ben visibili ... alle mie spalle. Il mio tempo finale, lo potete leggere qui sotto ... chi doveva dare il ritmo è giunto qualche minuto dopo. Come dicevo prima nessun dramma, ma quel palloncino giunto al traguardo dopo di me mi ha fatto un po' di tristezza, ma mi ha pure dato lo spunto per questo post!
PS. Anche in questa gara segnalo, più che mai, che i responsabili del servizio cronometraggio stilano un ordine di arrivo, non certo la CLASSIFICA della gara. Perché dico questo? Controllando l'ordine di arrivo della maratona ho notato che ci sono degli atleti che non sono partiti dalle mura della Cittadella, ma dalle più agevoli strade pianeggianti poste alla periferia della città, in pratica sono partiti assieme con gli atleti che hanno disputato la “Trenta2”. All'arrivo ho notato due giudici FIDAL con tanto di blocchetto e taccuino. Chiedo quindi a questi giudici dove sia possibile reperire la CLASSIFICA della Parma Marathon, naturalmente depurata da tutti i furbetti. Non so se quanti siano, ma sicuramente uno c'è, e quindi la teoria dimostrata dalla pratica.
Sito WEB 
manifestazione 
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Ordine di 
arrivo 
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- Parma Marathon-  
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4h 34' 47" 
4h 33' 05" 
6'23" 
min/km  
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657/15  
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   851/1110 
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12/26 
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