Ieri nessuna gara non
competitiva a Bergamo. Anche se sono presenti in provincia due
comitati non si riesce a superare un certo campanilismo, per cui in
alcune domeniche si disputano 5/6 gare, in altre nessuna, come è
successo ieri, appunto. A trarne beneficio è stata la “Camminata
per Solidarietà di Natale”, che si è disputata a Trezzo
sull'Adda ed è diventata la camminata più “bergamasca” del …
milanese. Ci siamo recati abbastanza presto alla partenza, in quanto
lo scorso anno vi era una lunga coda per iscriversi, cosa che
quest'anno non si è verificata, anche per la presenza di un nostro
amico “bagarino” che ci aveva già ritirato i cartellini di
partecipazione. Stare fermi per mezz'ora o partire subito, anche se
al buio? Il freddo intenso ci ha consigliato di partire: correndo ci
saremmo scaldati. Credo che lo stesso pensiero l'abbiano avuto in
molti, infatti una lunga colonna di podisti ci precedeva. Sullo
sfondo il castello di Trezzo illuminato dalla fioca luce di qualche
lampione; in primo piano corridori con giacche a vento colorate che
si confondevano con lo sfondo. Questa creava una visione quasi
surreale: sembrava di vedere una lunga fila di fantasmi che
fluttuavano nell'aria. Infatti da lontano si vedeva solo la parte
superiore delle persone, cosa resa possibile dai colori sgargianti
dei giubbini, mentre la parte inferiore era nascosta dal buio. Poco
dopo la lunga fila dei podisti correva o camminava al buio lungo le
sponde del fiume Adda; solo alcuni podisti previdenti correvano con
una lampada frontale, che li rendeva simili a novelli Polifemi con
l'occhio fiammeggiante. Correre al freddo ed al buio lungo le sponde
di un fiume avrebbe creato malumori se fossimo stati obbligati, ma,
visto che nessuno ce lo imponeva, nessuno si lamentava. In effetti il
correre in queste condizioni ha il suo fascino, soprattutto quando le
prime luci del giorno prendono il sopravvento sull'ultimo buio della
notte: ora si vede il fiume con più nitidezza. La nebbia che piano
piano si dissolve sopra il fiume dà l'illusione che lo stesso si
stia piano piano risvegliando. Ora si vedono i primi uccelli
acquatici che pigramente escono dai loro nidi ed iniziano a nuotare.
In cielo si ode il garrito di uno nutrito stormo di gabbiani in volo
verso qualche discarica della zona per far colazione. Uhmm... forse
sto divagando un po' troppo, torniamo alla camminata. Sulla discesa
che dal Castello porta al fiume ci ha raggiunto il “quasi
pensionato” Giulio. Per un po' corriamo affiancati. Questo
risveglia l'antico agonismo di Giulio, che, benché non voglia più
correre maratone competitive, vorrebbe rifare con noi la
Monza-Resegone. Ci si può pensare. Ecco quindi l'occasione per
gettare le basi di questa avventura. Io ho sempre sostenuto che la
gara che parte da Monza ed arriva ai 1172 metri della Capanna Monza è
una corsa che non corrono tre persone, ma una terna! Sembra la stessa
cosa, ma pensateci bene: non lo è. Corriamo quindi per un po'
affiancati. Al primo ristoro però sono già staccato dagli altri
due; li seguo a pochi metri e li osservo. Ad un certo punto noto che
dalle scarpe di Giulio esce un leggero fumo che però piano piano
aumenta... ad un certo punto vedo Fausto che sta correndo da solo,
mentre Giulio si allontana sempre più. Ah, ecco, ora ho capito il
motivo del fumo che fuoriusciva dalle scarpe di Giulio: erano i freni
che si erano surriscaldati! Credo che anche la nostra partecipazione
assieme alla Monza Resegone si sia allontanata...
Noi procediamo
lentamente verso il traguardo; riusciamo però ad affiancarci a
Mario, che oggi rientra alle gare dopo un piccolo intervento; con lui
tagliamo il traguardo. È l'unico dal quale siamo riusciti a non
farci superare!
Trezzo deve essere il
paese delle code: evitata quella alla partenza, si presente quella
all'arrivo. Tutti in coda per un bicchiere di tè. Siamo sudati, fa
freddo... il bicchiere di tè caldo è rimandato al prossimo anno!
Nessun commento:
Posta un commento