È un modo di dire che evoca la semplicità e l'immediatezza di un gesto quotidiano.
Tuttavia, dietro questo semplice atto si celano, molte volte, problemi complessi legati alla mancanza dell'acqua. Se la mancanza d’acqua è dovuta alla natura, l’uomo ha saputo trovare soluzioni; si pensi ai boscimani australiani che riescono a sopravvivere da millenni ai periodi di siccità: hanno trovato sistemi per trovare acqua non solo in lande che sembrano deserte, ma anche utilizzando alcune piante. Nei nostri tempi ed in alcune aree geografiche, però, la mancanza d’acqua è dovuta all’uomo, che usa “la sete” come arma. Due situazioni sono sotto gli occhi di tutti: Ucraina e Striscia di Gaza. Qui la distruzione sistematica di strutture civili, come sono appunto gli acquedotti e le reti idriche (nel caso dell’Ucraina anche si ricorre anche all’incendio di vaste zone coltivate a grano), diventa uno strumento di pressione. In questo caso però assistiamo a due situazioni diverse. Nel primo caso la protezione civile Ucraina, per mezzo di eroici sforzi, riesce in alcuni casi a riparare quanto distrutto e a ripristinare la fornitura e, dove non sono possibili riparazioni, autobotti cercano di alleviare la sete delle popolazioni.