martedì 3 dicembre 2024

Quanto manca alla fine?

Chi correndo abitualmente delle gare podistiche non ha posto o ricevuto questa domanda? Sono sicuro che almeno una volta vi sarà capitato. La risposta ha sempre un dato certo: il numero di chilometri, se si corre una data in linea (es. una maratona), minuti od ore se si corre una data a tempo (es.una “6 0re”). La risposta alla domanda è un po' più complicata se la FINE è quella che non ammette repliche, ed alla quale ognuno di noi è destinato. Tagliato questo traguardo non si possono ammirare medaglie, né segnare con una crocetta sul taccuino una gara che andrà ad aumentare il palmares individuale. Ci sono delle situazioni però alla quale un singolo può dare la risposta: ad esempio un terrorista che si farà esplodere in un affollato mercato trascinando con sé vittime innocenti. Minuti? Ore?
Quanto manca al compimento del suo tragico, inconcepibile e assurdo gesto? Altre situazioni vorrebbero che la “pietas” la facesse da padrona e che si potesse programmare la data e l'ora della propria fine. Mi riferisco a tutte quelle persone che “non stanno vivendo una vita”, pur essendo in vita. In questo caso la fine potrebbe essere l'inizio di una vita serena per chi rimane. Lascio ad ognuno la riflessione su quanto fino ad ora scritto e che potrebbe essere considerato un argomento fuori dal contesto in un blog che dovrebbe parlare di corse, competizioni, gruppi sportivi, etc. etc. Ma i miei 42 lettori sanno che le corse, soprattutto le mie corse in solitaria, non solo mi consentono di vincerle tutte (!), ma anche di scrivere di altro. Il 30 novembre è stata la “Giornata nazionale Parkinson”. Un breve accenno alla malattia di Parkinson: è una malattia neurologica frequente, con oltre 10 milioni di pazienti stimati nel mondo ed un progressivo aumento dei nuovi casi nel corso degli ultimi decenni. Rappresenta infatti la più diffusa malattia neurodegenerativa dopo l’Alzheimer. Contrariamente a quanto si pensa, non è soltanto una malattia della senilità. Per chi volesse approfondire – vedi -. Ecco che ho deciso di correre la “3 Parks Half Marathon”. Sì, lo so che contrariamente al mio standard questa volta ho dato una denominazione in inglese, ma a ben vedere mi sembra adeguata … ParkParkinson! Ma perché legare una malattia degenerativa alla corsa? Qui entro un po' nel personale. Correre in solitaria, e per di più su percorsi abituali, può sembrare noioso ed in realtà lo sarebbe, se uno non impegnasse la mente con qualcosa. Si può correre pensando ai nipotini, alle modifiche da apportare ad una ricetta, all'argomento di un post, come vedete ci sono molte opportunità. Capita qualche volta che i pensieri, i miei pensieri, pensino alla fine. Magari in una maratona, la fine può essere il traguardo, altre volte la FINE e basta. In ambedue i casi non mi spaventa la fine, anche se nel primo caso ci sarà un dopo. Nel secondo caso mi fa venire ansia il tempo prima della fine ed in particolare la condizione personale di quel tempo. Mi spaventa l'idea di essere presente fisicamente, magari con qualche piccolo acciacco, ma di “non esserci con la testa”, e per percorrere il tratto finale di dover dipendere in tutto e per tutto da altri, persone che mi sono vicine e che magari non sarei più in grado di riconoscere. 

Dai, dai, basta con questi pensieri! Avete capito. Arrivo alla fine … della mia gara, naturalmente vinta pure questa, con il tempo che mi soddisfa di 2h 38' 46”, un buon viatico per la prossima maratona di Reggio Emilia.

P.S. anche la “fine” nelle gare di corsa non è sempre certa: nella “BackYard” non si può conoscere né il tempo né la distanza che manca alla fine della gara. Come vedete, nella “vita” nulla è certo!

P.S.II Foto monotone e ripetitive, lo so!

1 commento:

  1. Portami con te a Reggio grazie km per km adoro questa maratona ,ma anche questo anno non ci sarò ....

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