domenica 24 novembre 2024

Una lunga fila per rompere il filo

Sabato le vie del centro di Bergamo sono state invase da circa trecento podisti (insonni?), mah!. Nell'attraversare ordinatamente alcuni incroci, anche con il semaforo rosso (ma era presente un Vigile Urbano che fermava le automobili), mi è parso si sentire (o forse l'ho solo immaginato) le parole di qualche automobilista che, spazientito per l'attesa di trenta secondi, sussurrava a chi gli stava accanto: “Ma quanto rompono questi Podisti ...”. Pensandoci bene, l'automobilista aveva certamente ragione. Ma siamo sicuri che “rompere” sia sempre un fatto negativo? Certo, rompere un bicchiere, ad esempio, lo è! Rimanendo nell'ambito podistico però “rompere il fiato” è un fatto positivo; dopo averlo rotto, si può correre in scioltezza; non parliamo poi di “rompere l'assedio”, che rappresenta la libertà sia per le truppe che per i civili.
Ma cosa rompono i Podisti Insonni in particolare? “Rompono”, ad esempio, la regola che per correre, per allenarsi, si deve togliere tempo alla famiglia; loro rinunciano a qualche ora di sonno per non farlo. Altro esempio: “rompono” il dire comune che le somme raccolte per beneficenza non arrivino quasi mai a destinazione. Loro fanno “grandi” (nelle dimensioni) e “grossi” (nell'importo) assegni, che consegnano pubblicamente.

Sabato hanno voluto “rompere” anche una cosa che sembra non esistere, in quanto immateriale: il “filo della violenza” sulle donne e questo in occasione della “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne” e per farlo hanno organizzato – udite, udite - una camminata aperta a tutti: “Running against violence aginst women” (eh, ormai sono diventati internazionali), per mia fortuna non solo di corsa ma anche in cammino. Circa 300 i partecipanti e con una presenza massiccia di uomini. La singolarità di questa corsa era quella di assegnare ai partecipanti un pettorale, non con il classico numero di gara, ma con il nome ed il luogo delle vittime dei femmicidi avvenuti in Italia e questo, ricorda Margaret , “per ridare dignità a quei nomi”. Al temine della manifestazione i pettorali sono stati appesi sulla ringhiera della scala del Palazzo della Ragione., in Città Alta. Era presente alla manifestazione Sora Modora e l'assessore allo Sport del comune di Bergamo, Marcella Messina (vedere il sunto dei loro interventi nella pagina dell'Eco di Bergamo” pubblicata in calce).

Nel raggiungere Città Alta, la “fila” ha inoltre avuto modo di spiegare ai numerosi passanti (anche stranieri) il senso sia della manifestazione, sia degli strani pettorali.

Di certo la manifestazione di Bergamo non ha avuto i numeri di altri cortei che si sono tenuti in altre città ma, a mio giudizio, è stata quella più partecipata in modo attivo, dove ogni partecipante si è sentito coinvolto nella problematica.

La mia speranza è quella di poter partecipare il prossimo anno alla camminata, ma dove per i partecipanti non ci sia nessun pettorale con il nome di vittime di femminicidio. Impossibile, forse … ma se un artista veneto di nascita, ma bergamasco di adozione, è riuscito a vendere una banana, pagata 25 centesimi, per 6,2 milioni di dollari, perché non sperare nell'azzeramento dei femminicidi? Per dovere di informazione, segnalo che, oltre alla banana, il prezzo comprendeva pure un pezzo di nastro adesivo telato.

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