No, no le scarpe non sono rotte, anzi sono di quelle che anche sotto un violento temporale tengono il piede all'asciutto.
Anche
oggi, 25 aprile, io e Rossana vogliamo tenere vivo il ricordo della
giornata della Liberazione. Come sempre il nostro è un piccolo
gesto, nulla di eclatante: oggi abbiamo deciso di percorrere il
Sentiero del Partigiano Angelo Gotti, che partendo Clanezzo si snoda
lungo le pendici del monte Ubione fino a raggiungere la cascina Como.
Il sentiero è segnato dal segnavia CAI 571. Questo tracciato è
quello del sentiero “ufficiale”. Noi abbiamo deciso per un
percorso circolare, più lungo, che partendo da Bedulita raggiunge
Clanezzo lungo la ciclabile da qui abbiamo seguito il sentiero
fino al luogo dove Angelo
fu prima torturato e poi giustiziato. Ritorno a Bedulita passando per
Mortesina.
La
scelta di questo itinerario non è stata casuale. Angelo militava in
una formazione partigiane delle Fiamme Verdi di ispirazione
cattolica; in particolare, la sua formazione “Valbrembo” era
stata costituita da don Antonio Milesi, nome di battaglia “Demi”,
curato a quel tempo dell'oratorio di Villa d'Almè. La Brigata, con
zona operativa in Valle Imagna, Val Taleggio e Val Brembana, era
inquadrata nelle Fiamme Verdi Fratelli Calvi. Come potete osservare,
molto distante dalle idee delle Brigate Garibaldi, ma in comune
avevamo un ideale di libertà per il quale hanno lottato. So già che
stasera le cronache riporteranno la notizia che in qualche città si
sono svolte manifestazioni dove partigiani non vogliono che
partecipino altri partigiani, ma riflettendo bene noto che sono
“partigiani di oggi”, non certo “partigiani di ieri”, quelli
che hanno condiviso sui monti e nelle pianure italiane sofferenze ed
in molti casi hanno dato la propria vita, TUTTI per un unico ideale
di LIBERTÀ.
Partiti
sotto una pioggia battente, piano piano la pioggia si è fatta più
sottile fino a cessare, verso metà percorso, definitivamente. Giunti
sul luogo dell'eccidio, si può ancora notare la pianta presso la
quale fu fucilato con i segni delle pallottole. Particolare
interessante è che la pianta è tutt'ora viva, come a significare
che le idee, le buone idee di Angelo, ancora oggi vivono.
Per
i morti della resistenza
Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti li avessero aperti
per sempre alla luce.
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti li avessero aperti
per sempre alla luce.
(G. Ungaretti)
In
ricordo del Caposquadra “Tito”, 78a Brigata
Garibaldi, distaccamento “Devic” ... mio padre!
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2015 – 25
aprile ricordando...
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