Nel post scritto subito dopo la gara (vedi) si accennava alla possibilità che Giancarlo potesse correre in scioltezza, senza l'assillo del cronometro e prendendo le gare non competitive per quello che sono: “non competitive”, appunto. Correre a perdita di fiato è gratificante, ma arrivare molte volte al traguardo trafelati, sudati e magari con qualche infortunio forse non ne vale sempre la pena. In qualche occasione correre più lentamente consente non solo di notare cose che non si notano correndo, ma consente pure di chiacchierare con gli amici ed in molti casi di fare nuove amicizie. Ecco, questo aveva promesso Giancarlo. Promesse, appunto. Da allora tutte le volte che ho incontrato Giancarlo nelle camminate domenicali mi ha sempre superato come un “diretto”. Per la verità, secondo lui, “non era mai in forma”, ma chissà perché arrivava a fine gara ore prima del sottoscritto.
Ma non era l'unica
promessa fatta in quella gara. Anche Fausto, reduce da un ritiro alla
“100 chilometri del Passatore”, aveva assicurato che non sarebbe
più stato alla partenza di quella gara: troppo grande la delusione,
troppo grande la fatica per riprendere. Non sto qui a raccontare
l'evoluzione della frase nell'anno trascorso, chi segue il blog lo
saprà di certo. Fatto sta che ora una bella caraffa di ceramica, che
premia chi ha portato a termine 20 edizioni del Passatore, fa bella
mostra di sé sul comò della sua camera da letto: ecco la prima cosa
che vede appena sveglio e l'ultima che vede prima di addormentarsi.
Oggi ha detto che “con 20 ho raggiunto il traguardo e non
ne faccio più”. Come già ribadito nel post “Venti”
(vedi),
non credo che Fausto lasci l'amico Giuliano correre la prossima 100
chilometri da solo.
Nel terminare questo
post sono contento di come si sono evoluti i fatti: entrambi gli
amici hanno superato i problemi, che come ho già accennato erano più
di “testa” che di “gambe”, ed ora anche il lessico italiano
potrà annoverare una nuova frase, non più “Promesse da
marinaio”, ma “Promesse da podista”.
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