Se facciamo un gioco che fanno spesso i bambini, cioè coloriamo gli spazi vuoti (ad esempio quelli delle lettere) con vari colori, vediamo sparire la città come se fosse sepolta sotto enorme mosaico colorato. Ecco quindi fondersi in un'unica entità città e maratona. Che la maratona non sia cosa estranea alla città lo dimostra non solo il pubblico, che per tutta la maratona ha fatto da supporto agli atleti (quelli ai bordi delle strade non erano certamente solo accompagnatori o turisti), ma anche e soprattutto gli abitanti non direttamente interessati alla gara, che per qualche ora hanno avuto modificate le loro abitudini. Nessuno si è lamentato; non ho visto nessuna colonna di auto strombazzanti; non si sono avute epidemie improvvise che costringono ad urgenti visite in ospedale; non ci sono stati turni di lavoro inderogabili... tutti avvenimenti che, ad esempio, quando si corre la maratona di Milano, sembrano ineluttabili. Cittadini più educati? Informazione più puntuale? Organizzazione più efficiente? Non so dare una risposta. Sta di fatto che a parità di condizioni si hanno due risultati completamente diversi.
Mi è sembrato giusto
iniziare questo post con un omaggio alla città e ai suoi abitanti.
Veniamo ora alla gara ed alla sua organizzazione. Ritiro senza nessun
problema del pettorale di gara. Era prevista, come gadget, la
consegna della maglietta ufficiale della gara, di cui all'atto
dell'iscrizione era stata chiesto di indicare la taglia. Bene, è
stata consegnata la taglia che uno aveva richiesto. La maglietta non
andava bene? Nessun problema: si poteva cambiare... con altri
concorrenti, in quanto l'organizzazione, giustamente, non lo faceva!
Un rapido passaggio negli stand (troppo affollati per i miei gusti),
sul tipo della maratona di Firenze. Eccoci finalmente ai nastri di
partenza. Giornata con aria “frizzantina”, ma soleggiata: una
giornata ideale per correre. Alle 8.30 lo sparo che indica l'inizio
della gara, ma nessuno nella nostra gabbia (la penultima) si muove:
due cartelli indicano “STOP”. Nessuno scalpita, nessuno cerca di
fare il furbo e di sopravanzare i cartelli. Passano alcuni minuti ed
ecco un altro sparo. Noi nel frattempo siamo avanzati, camminando
molto lentamente di qualche decina di metri. Anche questa volta...
tutti fermi: i cartelli fanno sempre bella mostra di sé davanti a
noi. Al terzo sparo ho (abbiamo) capito il meccanismo. Si parte a
gruppi ed ognuno ha una sua partenza ufficiale con tanto di sparo e
coriandoli al cielo. Ora ai cartelli si sono sostituiti i pacers
delle 4h 30'. Il tempo è indicato su bandierine poste sulla schiena
degli atleti. A vederli da lontano sembrano tanti samurai che guidano
la carica dei loro eserciti. L'ideogramma relativo all'esercito è
sostituito dal tempo. Ecco quindi che dopo circa venti minuti dalla
partenza dei primi, l'esercito viola delle 4h 30' si mette in
marcia, pardon inizia a correre. Eh, sì, proprio così, queste
partenze “intelligenti” fanno sì che una volta partiti non ci
sia il classico effetto fisarmonica “corro/cammino/corro”. Come
dicevo all'inizio, percorso non banale, ma che tocca tutti i punti di
interesse della città. Sarebbe troppo lungo elencarli tutti: segnalo
solo il “profano” stadio Camp Nou, dove gioca il
Barcellona, e, come luogo “sacro”, il simbolo della città:
la “Sagrada Famìlia”... nel mezzo tutti gli altri monumenti.
Numerosissimi sul percorso gruppi folcloristici che con il suono
ritmato di tamburi e di altri strumenti a percussione danno il ritmo
agli atleti. Punti di ristoro ogni 2,5 chilometri rendono agevoli i
rifornimenti per gli atleti.
Naturalmente tifo lungo
le strade ed ai numerosi supporters venuti per sostenere amici e
parenti si aggiungono tifosi locali che incitano gli atleti. Numerose
sono le bandiere del Barcellona calcio, ma più numerose sono le
bandiere gialle e rosse della Catalogna (più precisamente: quattro
fasce rosse su campo dorato), sventolate dai catalani. I chilometri
sembrano lievi ed il tempo passa veloce. Quasi senza rendermene
conto, sono sul rettilineo d'arrivo. Qui non si può rallentare, il
traguardo è vicino... Noto che il cronometro segna 4h 43' e pochi
secondi. Da un rapido calcolo capisco che posso chiudere sotto le 4h
e 44'... ma se
rallento e calcolo bene
il tempo posso fare di meglio: terminare in 4h 44' e...
44”!
Detto...
& fatto!
Termino con un paio di
annotazioni “tecniche”. Il tracciato ideale di corsa è stato
identificato da una linea blu, linea che quindi indica dove il
giudice misuratore ha preso le distanze per omologare la gara come
maratona. Ho notato che in questo caso le traiettorie non sono
“esasperate” come nella misurazione della mezza maratona sul
Brembo (vedi),
ma sono quelle che con più probabilità gli atleti terranno in gara.
La maratona di Barcellona quindi non ha una distanza omologata? Non
credo proprio.
Tutto bene dunque alla
Maratona di Barcellona? Beh, credo che si debba migliorare la
consegna delle borse al termine della gara. Chi ha terminato con
tempi simili al mio, ha dovuto attendere circa 15 minuti per la
consegna. Meno male che la fila era ordinata, gli atleti pazienti ed
il luogo della consegna al coperto. Nessuna lamentela, anche perché
gli addetti si impegnavano. La soluzione? Semplice: qualche addetto
in più. Questo fatto per altro non abbassa di molto la mia personale
valutazione della gara.
Diciamo che per un bel dieci tondo manca
ancora mezzo punto!
Un dettaglio: anche
le spille avevano qualcosa di diverso dal solito. Non so se è un
caso, ma l'estremità colorata delle spille stesse ricorda
vagamente lo stile della Art Nouveau di Gaudì, che utilizza,
oltre alla forma, il colore.
|
|
|
|
|
Nessun commento:
Posta un commento