domenica 21 luglio 2013

Il mistero del braccialetto giallo!

Oggi si è disputata la 36a edizione della Maratona della Val di Scalve. Partenza ed arrivo a Colere; percorso ormai collaudato che in pratica percorre in lungo e in largo la valle, toccando tutti i quattro comuni che la compongono. I quattro comuni che, costituito fin dagli anni sessanta in Comunità Montana di Scalve, sono collegati tra loro da un anello stradale a quota mille metri, che attraversa un territorio montano di suggestiva bellezza (tratto dal volantino della manifestazione). Per chi non lo sapesse i quattro comuni interessati, che ciclicamente sono sede di arrivo/partenza della gara, sono Azzone, Colere, Schilpario e Vilminore.
Molti erano gli spunti per parlare della gara di oggi, spunti che avrebbero dato il titolo al post. Di seguito i titoli pensati in gara ed una breve descrizione di quello che avrebbe dovuto essere il contenuto del post, naturalmente con più dettagli.

Armata Brancaleone
Più che Runners Bergamo sembra
l'Armata Brancaleone, anzi
l'allegra Armata Brancaleone

Prima ipotesi: “Toh, chi si rivede: Bruno”. Già nel post precedente avevo fatto un piccolo accenno alla presenza di Bruno ad una gara. Oggi si è superato: ha fatto una maratona e quello che più conta, l’ho visto all’arrivo sorridente e soddisfatto, credo più per l’assenza di dolore che per il fatto di aver “battuto” il sottoscritto (parafrasando un nota pubblicità potrei dire: “Ti piace vincere facile...”), ma soprattutto il suo amico/compagno di molte avventure: Max.
Seconda ipotesi: “La grazia ricevuta di Fausto”. Far correre assieme podisti e ciclisti può essere causa di incidenti, soprattutto se il ciclista ed il podista sono quelli “della domenica”. Escludo a priori che Fausto sia un podista della domenica... a voi l’altra conclusione. Ma vediamo il fatto, anzi il fattaccio,
"Staolta l'è andaçia be!"
che fortunatamente si è concluso in maniera positiva.
A circa metà gara, dopo aver attraversato Schilpario, sulla discesa che conduce a Vilminore, un biker ha investito Fausto, facendolo letteralmente volare in aria. Nella ricaduta Fausto non solo ha battuto fianco e spalla, ma ha urtato violentemente l’asfalto con la testa. Io ero pochi metri dietro di lui (... potrei essere stato davanti?) ed ho visto la rovinosa caduta. Per un attimo mi si è, nonostante la giornata calda, gelato il sangue nelle vene e mi è mancato il fiato... per un attimo, infatti Fausto dopo un paio di secondi era già in piedi... 







... il braccialetto! 
Tra questi due argomenti ne ho scelto un terzo, quello che ha dato il titolo al post. Ma cosa c’entra un braccialetto con una gara podistica? Curiosi? Vi faccio penare ancora un po’ prima di svelare il mistero. Solo in un’altra occasione mi hanno imposto un braccialetto, che serve ad identificare l’atleta: alla Monza Resegone, ma lì ha un senso: serve per impedire che parta una terna composta da tre atleti e all’arrivo si presenti sì una terna, ma con atleti diversi.
Qui l’imposizione del braccialetto serve, o meglio dovrebbe servire, affinché non si presentino atleti portoghesi ai ristori: non hai il braccialetto, quindi non bevi! Ma chi partecipa regolarmente non ha un regolare cartellino di partecipazione? Per altro da quest’anno personale, in quanto vi è scritto il nome ed il cognome. A che serve un altro marchio?
Va beh, ammettiamo che questo serva ad eliminare i portoghesi dai ristori, ma siamo sicuri che è così? Per curiosità ho chiesto a tutte le persone che gestivano i ristori e a tutti i ristori se sapessero il significato e l’uso del braccialetto giallo: NESSUNO, ripeto nessuno, sapeva di questa novità. Anzi, in molti, in pratica tutti, si sono meravigliati di questa innovazione. Le frasi del tipo: “Un bicchiere di the e di acqua non si nega a nessuno...” ; “Io offro il ristoro anche a chi passeggia in centro...”; “Noi valligiani siamo ospitali e non siamo tirchi...” e via discorrendo. Con questo non voglio certo approvare il comportamento di chi abitualmente partecipa alle gare senza mai acquistare il cartellino di partecipazione: è un comportamento “miserabile”, anche in considerazione del fatto che si tratta di un paio di euro di spesa.
Le frasi degli addetti ai ristori però mi hanno fatto fare un’ulteriore riflessione, che brevemente espongo. Se a partecipare ad un gara è una famiglia con bimbi piccoli, e che quindi si cimenta sulla gara corta (usufruendo di un solo ristoro), magari acquista solo un paio di biglietti: perché non far pagare una quota famiglia agevolata nel prezzo? Credo infatti che molti si potrebbero sentire “umiliati” a non essere schedati e quindi potrebbero decidere, invece di acquistare altri biglietti di partecipazione, di non partecipare più, magari sostituendo la corsa domenicale con allegre passeggiate in un parco provvisto di fontanella.
Vedremo se alla prossima non competitiva FIASP il mistero sarà svelato.
Ah, dimenticavo! Io il braccialetto non l’ho indossato, anche se l’avevo portato con me e messo nella taschina del portaborracce, ma non ho avuto nessun problema a “ristorarmi” ai ristori.


...scorci della Val di Scalve

Un augurio a Fausto di pronta guarigione, ma si sa tutti i Fausto hanno la testa dura ... in tutti i sensi! 


© Foto Fausto Dellapiana 2013

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