Come ogni domenica, sveglia alle sei per adempiere al “precetto del podista”: la corsa! Per mia fortuna domenica, con l'entrata in vigore dell'ora solare, si è potuto stare sotto le coperte un'ora in più. La giornata era soleggiata, con un pallido sole autunnale, ma la temperatura era “rigida”, il termometro segnava 10°! Accidenti, con una temperatura così rigida mi sa che dovrò rinunciare alla corsa domenicale, sull'esempio dei ciclisti partecipanti al Giro d'Italia. Un paio di giorni fa si erano rifiutati di partire ed hanno preteso (ed ottenuto) una riduzione della frazione di gara. Allora vi erano 11°. Se i ciclisti professionisti, allenati ed in piena forma, anche se affaticati dalle tappe precedenti, ma seguiti ed assistiti dalle loro ammiraglie, che durante la gara forniscono loro bevande calde o fresche, secondo la bisogna, indumenti, integratori etc. etc. si sentono in “pericolo” per la temperatura di 11°, come posso io, sulla soglia della settantina, affrontare la corsa con la temperatura di 10°, avendo solo una bottiglietta d'acqua ed un gel integratore, materiali che tra l'altro devo portarmi io appresso? Beh, si sa che i vecchi molte volte perdono il senno, quindi decido di partire lo stesso! Correre da soli, come ha già detto molte volte, lascia il tempo di pensare per far passare più velocemente il tempo (boh, sarà vero? Forse così i minuti saranno di 50 secondi?). Certamente non è così, ma, impegnando la mente, non si sentono le “voci” di altre parti del corpo che si lamentano. La situazione sanitaria in Italia sta velocemente peggiorando. Qualcuno dirà che sono i mezzi di informazione, i vari esperti, i politici, che ingigantiscono la cosa; altri dicono che è esattamente l'opposto. Come vedete, si dice il tutto ed il contrario di tutto e quindi lascio a voi la scelta ...
Una frase mi ronza da
mesi nell'orecchio e su questa oggi ho posto la mia attenzione: “Non
ci fanno correre ...”. La frase ricorre continuamente da
mesi sui social e su giornali che trattano di podismo. Siamo sicuri
che sia cosi? Non possiamo correre in questo periodo? In effetti
l'affermazione risulta veritiera, se legata al periodo di
confinamento dei mesi primaverili. Non si poteva lasciare il proprio
domicilio ed in quel periodo vi era la “caccia al podista” da
parte di molti addetti alla sicurezza, caccia fatta senza risparmiare
mezzi. Credo siano rimaste impresse nella mente di tutti le immagini
degli inseguimenti di podisti lungo spiagge deserte o terreni
desolati ed isolati. Superata la prima fase, ecco il “rimprovero
sociale” di chi, per rispettare le norme, ma non volendo rinunciare
alla corsa, si è travestito da “criceto” e si è inventato
percorsi sui balconi, per i più fortunati in giardino. Non si faceva
male a nessuno, non si infrangeva nessun DPCM, eppure si era additati
come “buffoni”. Anche qui molti podisti hanno ripetuto la frase:
“Non ci fanno correre ...”. In questo caso veniva
indicato come guardiano il vicino di casa. In effetti in alcuni casi
ci sono state riunioni di condominio per impedire ai “buffoni” di
correre in aree comuni. Inizio di maggio: tutti
liberi, si poteva uscire di casa, la corsa si poteva fare al di fuori
dei circuiti da criceti che molti di noi si erano creati. Quindi
tutto regolare, finalmente si poteva correre in libertà! Eppure... riecco
riecheggiare la frase: “Non ci fanno correre ...”!
Un momento! Qui c'è qualcosa che non va, fatemi capire. Sarà che
sono vecchio e pure un po' rimbecillito, ma non riuscivo proprio a
comprendere il senso della frase nel contesto. L'ho capita in seguito
e devo dire di non condividerla. Chi pronunciava la frase erano
podisti che non potevano partecipare a gare che nel frattempo, per
vari motivi, erano state annullate. Certo, erano liberi di correre
per quanti chilometri volevano, dove volevano, con chi volevano, ma …
a fine anno la “loro” gara non avrebbe avuto valore, non avrebbe
dato adito a passi in classifica, insomma non avrebbe avuto diritto
alla tacca! Qui sorge spontanea la domanda: se per giustificare il
diritto di correre si portava come vantaggio il bene derivante dalla
corsa, dall'attività fisica fatta all'aperto, il miglioramento delle
condizioni fisiche generali che offre un corpo allenato, etc. etc.
“Che c'azzecca la tacca di fine anno?“ (per dirla alla Di
Pietro). Piano piano eccomi alla
fine della mia mezza domenicale: precetto compiuto. Anche se ho
impegnato la mente durante la corsa, il tempo (cronometrico), come
testimonia il campanile di Albegno, è stato nella media di sempre:
più o meno tre ore!
Se nella prima parte del post ho stigmatizzato il comportamento dei ciclisti partecipanti al Giro d'Italia, mi pare opportuno segnalare anche dei bei gesti, gesti che mi sono rimasti impressi. Filippo Ganna, che in questo giro ha vinto quattro tappe, dopo aver bevuto un gel, ha messo la confezione vuota, nella sua tasca e non l'ha gettata per terra. Allo stesso corridore, al termine del Giro, sono “sudati” gli occhi, non per la sua quarta vittoria, ma per la vittoria finale di un suo compagno di squadra. Termino il post facendo i miei, e credo anche i vostri, migliori auguri di buon compleanno ad Alex, con la speranza di vederlo in un prossimo futuro alla partenza di qualche maratona.
AlexMolaMia!
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