lunedì 8 luglio 2024

Come un pesce fuor d'acqua

Si sa che sono da anni abituato a “santificare” la domenica in modo alternativo: correre. Da qualche domenica ho lasciato la mia abituale gabbietta, residuo del “malo male”, cioè il parco Callioni, per correre, beh, quasi, diciamo per fare compagnia a Lucio, che dopo 10 anni si è chiuso in volontario esilio per coronare un suo “sogno di una corsa di tutta estate”, con l'obiettivo finale di diecimila chilometri. Raggiungo Valtesse alla sei ed il cielo non promette nulla di buono: numerosi e minacciosi nuvoloni neri preannunciano temporali. Vedo subito Lucio in lontananza e mi sembra che non stia camminando in modo corretto; sono le sei ed è solo al primo giro della giornata. Appena lo raggiungo, una notizia non buona: è ritornato il problema al piede! Decide subito di cambiare le scarpe per indossare quelle da lui modificate; sono le più “scalcione” tra tutte, ma sono quelle che gli permettono di camminare/correre senza problemi. Per fare questo, ci prendiamo una pausa di circa mezz'ora.
Potrei approfittarne per recuperare qualche giro, ma, vista la situazione, preferisco stare in sua compagnia. Un buon caffè ed una fetta di torta allietano la nostra pausa. Per fortuna, dopo pochi giri il problema al piede, se non del tutto superato, consente un'andatura “regolare”, sia come percorrenza che come postura. Vista la giornata non proprio estiva, non ci sono persone sulla ciclabile, a differenza della sera prima, in cui Lucio si è trovato imbrigliato in una folla di podisti che hanno invaso la ciclabile per diversi minuti; la fortuna è che camminavano nello stesso senso di corsa. Argomento principale di discussione è stato il modo in cui Lucio imposta la sua giornata di “lavoro”, giornata che è divisa in tre blocchi. Il primo è il cammino, che va indicativamente dalle sei a mezzogiorno, intervallato da qualche pausa. Segue la sosta per pranzo ed un piccolo riposo fino alle due. Quindi c'è la ripresa dell'attività fino alla sosta della cena. Ultima parte, forse quella più redditizia, è quella che termina a mezzanotte. Ora il cielo si sta schiarendo ed ecco che vengono a fare vista a Lucio Umberto, che accompagna Rosario, che è venuto a “vedere” come si sta comportando Lucio. Ci faranno compagnia per qualche giro, prima di proseguire in tandem alla scoperta della nuova ciclabile attorno all'aeroporto. Un nuovo amico raggiunge Lucio: è Nevio, “pecora nera” della famiglia; infatti è l'unico che corre mentre tutti gli altri marciano. Anche lui è stato un maratoneta e con lui si discute sul notevole passo in avanti fatto nell'abbigliamento degli atleti. A metà mattina ecco sopraggiungere il Gatto e la Volpe! Chiiiii? Evabbè: Miki e Giovanni, reduci dalla una non competitiva. Ecco, ora i discorsi si fanno più tecnici: si parla di metodi di allenamento e di tempi, sia quelli andati, beh, nessuno della compagnia e più un “ragazzo”, ma soprattutto dei migliori tempi in maratona, come si diceva una volta o dei personal best, come si dice oggi. 

Tutti i presenti vantano dei tempi molto al di sotto quello che viene considerato (beh, non so proprio da chi, per la verità) il limite tra un “atleta” ed un “tapascione”: le tre ore! Beh, per la precisione, tutti i presenti meno uno: io. Ecco, sentendo i tempi di ognuno, mi sono sentito un pesciolino fuor d'acqua! Evabbè! Ripensando a quei discorsi, mi vene offerta l'opportunità di dare il nome alla mia maratona. Eh sì, sarò pure scarso, ma anche oggi correrò (?) i classici 42195 metri, la distanza della maratona. So già che qualcuno dirà che, non facendo esattamente il percorso misurato da Lucio, la distanza finale percorsa sarà maggiore, ma preferisco correre cento metri in più che un metro in meno. Nome della maratona, in inglese così farà più effetto: “Fish Marathon … out of water”. Ora gli amici se ne vanno … la mattinata sta per finire senza la temuta pioggia; solo qualche problema si è verificato con il cronometraggio dei tempi: anche se ad ogni passaggio si sentiva il classico “bip” che dovrebbe segnalare il corretto passaggio di Lucio, sul tabellone risultava “atleta in riposo”. Per fortuna, con messaggi inviati al centro di controllo il problema veniva risolto in tempi accettabili. Problemi di conteggio giri che non ho avuto io con il mio metodo, ampiamente utilizzato anche sul circuito del parco Callioni. Ad ogni giro corrisponde una foglia tolta dalla siepe. Questo metodo brevettato, oltre ad essere facilmente gestibile e controllabile, offre anche il vantaggio di tenere in ordine le siepi che confinano con il circuito di gara. Siamo alla fine della prima parte della giornata di Lucio; da un rapido conteggio verifico che alla fine della mia maratona mancano ancora dieci giri ed anche oggi, come la volta scorsa, Lucio decide di non lasciarmi correre da solo. Fforse ha timore che perda la strada e, come la volta scorsa, decidiamo di farli in modo più allegro. Lui, poi, avrà modo di riposare, io avrò finito la mia gara. Come previsto, oggi il tempo finale sarà maggiore del solito: 7h 2' 51” (regola del 60 rispettata); questo è dovuto alla sosta iniziale. Anche questa maratona mi vede primo classificato e, in considerazione della data 7 luglio, esattamente nove mesi dopo il vile attacco dei terroristi di Hamas, ho già definito la destinazione sia della quota gara, sia del premio in denaro per il primo posto: saranno devoluti ad ONG che operano nel medio oriente, accanto alle popolazioni che stanno vivendo la terribile esperienza di una guerra. Concludo il post facendo presente, che certamente non ho fatto un PB, ma ho incrementato il numero totale delle “mie” maratone corse!

P.S. Il pesciolino era di sicuro un “pesciolino ROSSO”!

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