domenica 30 giugno 2024

Riprendiamo il cammino: Santhià.Go!

Rieccoci in cammino per un nuovo pellegrinaggio. Dopo alcuni anni di forzata sosta, ci rimettiamo lo zaino in spalla e partiamo per una nuova destinazione. No, non quella che forse avete frainteso leggendo il titolo del post: il nostro non è il cammino verso la tomba di San Giacomo a Santiago; molto più modestamente è il pellegrinaggio che da Santhià raggiunge il santuario di Oropa. Beh, forse qualche piccola analogia con il più conosciuto e frequentato pellegrinaggio la possiamo trovare, infatti anche qui ci sono diversi percorsi che conducono alla meta finale. Scegliamo quello che possiamo paragonare al percorso francese del cammino spagnolo: quello denominato “della Serra”. Anche questo è il più frequentato e, leggendo commenti in rete, sembra essere quello che fornisce servizi più accurati. Vi è la possibilità di percorrerlo in 3 o 4 giorni. Io pensavo di fare quello di tre giorni, ma Rossana ha consigliato l'altra scelta ed alla fine risulterà la scelta giusta.
Nessun problema nel preparare lo zaino; anche se sono passati degli anni l'esperienza aiuta a non portare cose inutili. In questo caso anche la durata del pellegrinaggio, molto contenuta, ha aiutato. Pensandoci meglio, non è la durata, in quanto abbiamo rispettato le regola d'oro del “tre”. Almeno tre cambi, naturalmente non riguarda la giacca a vento, il pile ed altri indumenti pesanti. Quello che ha “pesato” è stata la scelta degli alloggi dove pernottare che “ha tolto peso” dai nostri zaini. Sono state scelte strutture ricettive in cui non bisognava utilizzare il sacco a pelo né portare lenzuola, asciugamani, etc. etc., questo senza nulla togliere al pellegrinaggio. Non abbiamo avuto neanche l'impegno di contattare le strutture, perché questo adempimento è stato svolto dall'associazione “Movimento Lento”. Avere assicurato già in partenza un tetto sopra testa ha fatto sì che potessimo percorrere le varie tappe con tutta tranquillità e … lentamente. La preoccupazione dei pellegrini e dei viandanti più in generale è quella di trovare il percorso ben segnalato e devo dire che il percorso da noi fatto presentava indicazioni in numero più che sufficiente. Prima di partire da Santhià abbiamo fatto visita al centro dei pellegrini, dove Mario, il responsabile, non solo ci ha consegnato le cartine aggiornate del cammino, l'orario dei mezzi che dal santuario arrivano a Biella, ma ci ha fornito verbalmente anche tutte quelle indicazioni che servivano per un cammino in sicurezza; in modo particolare ci ha invitati, nel percorrere l'ultima tappa, a seguire il percorso lungo il sedime della vecchia tranvia, a causa dei numerosi guadi, alcuni dei quali di difficile attraversamento, sulla via principale.

Nello zaino avevamo messo principalmente abbigliamento estivo … si è alla fine di giugno, quale altrimenti? Ma il tempo quest'anno sta facendo le bizze (ah, diamo la colpa al cambiamento climatico) e solo il primo giorno è stato con il sole, gli altri a farla da padrona è stata la pioggia, fortunatamente abbastanza leggera e senza forti temporali. Se da un lato la pioggia ha reso la temperatura più fresca, la stessa ha creato qualche difficoltà sul terreno, rendendo alcuni tratti scivolosi, sopratutto nel discendere sulle mulattiere. Per nostra fortuna questo ha reso solo più lento il … lento pellegrinaggio! Lungo il cammino abbiamo incontrato alcuni pellegrini, ma ognuno aveva la propria andatura e non ci sono state occasioni per fare dei tratti di strada assieme. 

Solo alla termine delle giornata ci si ritrovava per la cena ed era anche l'occasione per scambiarsi le impressioni sul pellegrinaggio, o forse è meglio dire sul cammino. Nei paesi che abbiamo attraversato abbiamo notato il profondo attaccamento degli abitanti ai loro paesi. Piccoli musei, interessante quello sulla fabbricazione dei carri a Zimone, opere d'arte sparse sui muri della città, pardon del paese di Torrazzo. Un muro, il cui costo è stato paragonato a quello di una piccola utilitaria a Donato fatto con pietre diverse, tutte recuperate in zona e ben dettagliate nelle spiegazione. Scorci artistici un po' in tutti i paesi che raccontavano la vita di una volta. Particolare interesse, e per questo merita un post a parte, la difesa del ricordo della Resistenza, particolarmente attiva nella Serra. Suggestiva e coinvolgente la Santa Messa a cui abbiamo partecipato domenica nella comunità di Bose. Eccoci alla fine della nostra meta, al santuario di Oropa, dove è custodita una delle tante Madonne Nere. Qui, come a Santiago, ecco un altro punto di contatto tra i due pellegrinaggi, vi è la messa del Pellegrino, dove sono stati letti i nomi dei “ragazzi e delle ragazze” che avevano concluso il pellegrinaggio quel giorno. Un dubbio mi è sorto sentendo questa affermazione. Vuoi vedere che oltre a noi vi erano un'altra Rossana ed un altro Fausto che hanno fatto il nostro stesso cammino? Il dubbio mi è rimasto, anche se nei pressi non ho trovato i … nostri omonimi.

Tutto bene, dunque? Sì, certo, anche se anche qui ho trovato qualcosa che non mi è piaciuto. Sui muri del santuario vi erano impressi i nomi dei “generosi” donatori per la costruzione del santuario: Conte, Banca, Avvocato etc. etc., mi avete certamente capito. Sono certo che le loro “imponenti” donazioni siano state ben accolte dalle autorità ecclesiastiche. Mi sarebbe piaciuto che in qualche angolo nascosto, scritto in piccolo piccolo ci fosse almeno un accenno alle “piccole” donazioni fatte da gente comune. Ricordo quanto è scritto in un libro: “Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». (Marco 12:41-44).



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